Bimbo cade sui binari del metrò a Milano, 18enne lo salva


«Ho visto dal display che mancava poco più di un minuto all’arrivo del treno e mi sono buttato in mezzo ai binari per salvare quel bambino. Non mi aspettavo tutto questo clamore, il telefono squilla incessantemente da ore e non sono andato nemmeno a scuola. Ma il preside mi ha chiamato, dicendomi di non preoccuparmi». Lorenzo Pianazza, 18 anni, studente milanese, martedì pomeriggio si è tuffato tra le rotaie del metrò della linea gialla a Milano, fermata Repubblica, per salvare un bambino di 2 anni e mezzo sfuggito al controllo della mamma e caduto nella ‘voragine’. E ce l’ha fatta. Il bimbo sta bene.

È stato un gesto istintivo?
«Sì. Non ho avuto dubbi su quale fosse la cosa giusta da fare. Quando mi sono accorto di quel bimbo tra i binari mi sono lanciato lì sotto per metterlo in salvo. Ho pensato che ce l’avrei fatta a mettere lui al sicuro e poi a risalire, in poco più di un minuto. Ma soprattutto ho pensato che se fossi sceso anche io, tra le rotaie, ci sarebbero state più probabilità che l’autista del treno si accorgesse della presenza del piccolo e che frenasse in tempo. Sono alto 1,91. Mentre era quasi impossibile accorgersi, da lontano, di quel bimbo, se fosse stato solo. Terza cosa, se fosse arrivato il treno avrei potuto correre fino all’inizio del tunnel, come ultima spiaggia. Perché in stazione avrebbe comunque dovuto fermarsi. Tutti questi pensieri in pochi secondi».

I due eroi della metropolitana con il sindaco Beppe SalaClaudia Castellano, l’agente di stazione Atm, dai monitor si era accorta del pericolo e aveva lanciato l’allarme, bloccando l’ingresso del treno in stazione. Ma tu non lo sapevi.
«No. È successo tutto in pochissimo tempo. Il merito è soprattutto di Claudia, che è riuscita a far fermare il treno: io penso che a evitare la tragedia sia stato soprattutto il suo gesto. Se non avesse bloccato il treno, forse sarei riuscito a salvare il bambino ma non so se avrei fatto in tempo a risalire. Lei ha salvato due vite».

Poi sei sparito, come mai?
«Ho messo al riparo il piccolo, ho visto che stava bene. L’ho lasciato con la mamma al sicuro, piangeva, era spaventato. Non pensavo di aver fatto chissà cosa. E sono tornato a casa quando è ripresa la circolazione dei treni».

Il sindaco ha lanciato un appello, invitandoti a farti avanti. Quando te ne sei accorto?
«L’ho letto una volta tornato a casa. Stavo navigando su internet e ho visto il video del salvataggio che stava già circolando in rete. In un primo momento ho pensato di essere finito nei guai per essere sceso sui binari... Non immaginavo di aver destato tanto clamore, addirittura che mi cercasse il sindaco. Non sono abituato a tutto questo».

Frame video metropolitanaTi era capitato altre volte, di aiutare qualcuno?
«Sì, ma non in una situazione così pericolosa. Mi è capitato di accompagnare a casa degli amici non proprio in forma, magari dopo una serata trascorsa a divertirsi. Ma una cosa del genere, mai».

I tuoi genitori cosa ti hanno detto?
«Che sono orgogliosi di me. Io ripeto che l’unica fortuna è essere arrivato sulla banchina proprio in quel momento, nell’attimo giusto».

Dove stavi andando?
«Stavo rientrando a casa da scuola. Vivo a Milano e frequento un istituto economico aziendale a Varese. Ogni giorno vado avanti e indietro».

Cosa vorresti fare da grande?
«Mi piacerebbe diventare un agente delle forze dell’ordine, ma ho anche la passione del rap. Intanto, penso a prendere il diploma».